Se vi dicono che essere mamma è la cosa più semplice e naturale del mondo vi stanno mentendo.
- Narima Zimbaldi
- 24 feb 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Prima di raccontarvi il mio anno di rodaggio come mamma, vi faccio un breve riassunto di ciò che è accaduto quando questa piccola creatura ancora non voleva saperne di arrivare.

Il 2017 e il 2018 credo siano stati i miei anni peggiori, quelli in cui il desiderio di maternità era alle stelle; non mi capacitavo di non essere ancora riuscita ad avere un figlio, io mi sentivo pronta, perché tutte tranne me?
Ecco, come in ogni ambito, quando desideri fortemente, gli altri ce l’hanno e tu no.
La prima metà del 2019 l’ho passata frequentando l’ospedale per cicli di cure ormonali e controlli di routine (se ve lo state chiedendo no, nessuno dei due aveva problemi di infertilità o altre patologie); ore di permessi al lavoro, sbalzi d’umore, tensione, esami di qua ed esami di là, cicli dolorosi… “devi stare tranquilla, se sei serena vedrai che arriva”. Certo, certo, e mentre rispondo con un sorriso nella mia testa passano immagini di possibili torture medioevali di cui nemmeno conoscevo l’esistenza alla quale sottoporre tutte quelle persone che per sentito dire ti dispensano consigli su come concepire.
A luglio 2019 crollo, non sopporto più nulla di tutto ciò che stavo facendo, decido di smettere e riprendo a fumare decisa a non volerne più sapere. Agosto 2019, Misano Adriatico, direte voi il posto migliore per fare una vacanza senza pensieri la riviera romagnola! Sì, se non fosse che ad Agosto la riviera pullula di famiglie con bambini tanto che una sera io e mio marito decidiamo di camminare fino a Riccione pur di non sentire più strilli di bambini di ogni età. Nonostante odiassi ogni singolo bambino incontrato in quei 15 giorni, la vacanza proseguì bene con belle giornate di sole, acqua limpida e un paio di gite nell’entroterra.
Rientro da quella vacanza cancellando l’idea di volere un figlio; è destino che non arrivi, che la nostra vita sia così? Bene, godiamocela.
Il non pensarci per qualche tempo e accettare la situazione così com’era (che poi, chiudendo il cuore, non era nemmeno così male) mi ha portata a prendere una decisione importante a febbraio 2020: iniziare il percorso di fecondazione assistita. Credo di aver preso quella decisione a cuor leggero, con lo spirito giusto perché ci dovevo provare almeno un’ultima volta prima di lasciar perdere. Chiamo l’ospedale, primo appuntamento fissato per il 15 marzo ma la pandemia si infila a gamba tesa nelle nostre vite e quindi dal 10 marzo smart-working, primo lockdown, ansie e paure e belle speranze cancellate. Va beh, la fortuna non è dalla nostra parte eh? Ne riparleremo a settembre (ottimista io…).
Bene, il 12 aprile 2020 scopro di essere incinta.
Ora, difficile dire cosa ho provato perché io quel test nemmeno lo volevo fare! Troppe volte attendevo un momento che non arrivava, troppe volte ho visto test negativi, troppe volte ho sofferto fisicamente, troppe volte mi sono sentita morire dentro e quella volta avevo ancora più rabbia per quel ritardo perché mi sentivo presa in giro da quel destino beffardo.
Ho aspettato 6 giorni. Quella mattina erano circa le 7.00, prima di svegliarmi, ho sognato che facevo il test ed era positivo. “Ok, sì sì, vado e lo faccio che palle” mi sono detta sempre con quel nervoso addosso. Poi diciamoci la verità, quei cinque minuti che bisogna aspettare per vedere se compare la seconda lineetta sono interminabili! Dai una sbirciatina, no meglio di no… Suvvia dai, solo un’occhiata… Ma sono due? No aspetta ancora non si capisce bene…” Dopo quei minuti interminabili sento dentro di me il nulla, il nulla più completo. Perché le altre piangono di gioia e io no?
Sono andata a chiamare Marco “ne vedi due anche tu?” “Eh, è un po’ chiara ma sì sono due”. Torniamo a letto, dopo un po’ mi dice “Quindi adesso devo vendere la macchina”.
Sì, ero incinta e la macchina a due posti non ci serviva più.

Non arrenderti mai, potresti farlo un’ora prima del miracolo.
(Proverbio arabo)
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