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A volte basta un segno

  • Immagine del redattore: Narima Zimbaldi
    Narima Zimbaldi
  • 5 apr 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 4 feb 2021

Non credo molto nel destino, nel karma o in qualche entità superiore ma, a volte, credo alle piccole coincidenze soprattutto a quelle che fanno provare emozioni.



Mi piacciono i tatuaggi. Mi piace chi, del suo corpo, riesce a farne una tela su cui dipingere. Non mi piacciono, però, quelli fatti a caso. Quelli fatti perché è la moda del tribale, o delle farfalle, o delle scritte giapponesi (e qui non mi dilungo perché qualcuno, ancora oggi, dopo un viaggio in oriente se ne sarà pentito). Credo esistano due categorie di tatuatori: i tatuatori semplici e gli artisti. Di questi ultimi guardo i loro lavori come fossero vere e proprie opere d’arte, li trovo affascinanti e credo che la definizione “tatuatore” per loro sia riduttiva.


Nel mio caso, ho tre tatuaggi e tutti e tre hanno una storia. Sono stati pensati, a ognuno è stato dato un significato e, a due di questi, sono molto legata.


Il disegno della bambina con il soffione sulla caviglia, è nato grazie a quelle piccole coincidenze che toccano le emozioni. Il soffione è da sempre la cosa che, fin da piccola, più mi diverte in natura; raccoglierlo con cautela per non perderne nemmeno un pezzo, soffiare con tutto il fiato verso l’alto e vederli danzare nell’aria. Un senso di libertà, leggerezza, armonia.

Ebbene, lo scorso anno, in questo periodo, ho fatto conoscere questa “magia” alla mia nipotina. Aveva un anno e mezzo, a malapena riusciva a soffiare le candeline ma quando l’ho vista concentrarsi, impegnarsi e sorridere soddisfatta ho capito che non poteva essere una semplice coincidenza. In quel momento ho deciso che qualcosa doveva legarci, più di quanto già lo siamo, dovevo fermare quel momento.

Non ci ho pensato molto, la sera ho raccolto due idee, buttato giù uno schizzo (sì, se voglio so ancora disegnare discretamente) e qualche giorno dopo ho colto l’occasione del walk-in dalla mia tatuatrice; il tempo di farle risistemare il disegno ed ero lì, sdraiata sulla poltrona, con il ronzio della macchinetta che mi concilia il sonno a pensare che stavo segnando su una parte del mio corpo un pezzo della mia vita.


Forse capiterà altre volte, capiteranno altre coincidenze ma se emozionano sono da cogliere al volo.

Foto di copertina @photographer_sarairene

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